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lunedì 1 aprile 2013

L'attimo fuggente

Cogli l'attimo, l'attimo in cui i pensieri prendono forma e le parole diventano frasi. Segui quell'onda, salici sopra, non limitarti a guardarla da lontano, lasciala entrare, ché quando è passata non lascia niente. Me lo dico sempre, eppure ieri mi ha assalita un pensiero e le sue parole filavano lisce, mi scorrevano davanti ordinate, bellissime, tanto che ho iniziato a piangere. Ho continuato a metterle in fila, sembravano perle in un filo, punto, a capo...ed erano belle, chiare, vivide. Credevo persino di toccarle, le avrei volute fermare, trattenere, ma sono colate via come sabbia dai miei pugni chiusi.
Non ho saputo cogliere l'attimo, mi sono lasciata sopraffare dall'emozione. Mi sono detta "no, non ce la faccio, non adesso". Non ero pronta, così mi sono seduta sul divano e ho guardato la tv. Ma non c'ero. Non ero con mio marito che mi parlava e non ero con le mie parole. Ho fatto la cosa più stupida, quella più facile: ho dimenticato. Ho riavvolto e riscritto come su un nastro.
Oggi le ho cercate quelle parole, ma lo sapevo già, è stato come raccontare un'allucinazione. Niente era come prima... mi saltavano davanti per poi scomparire rotolando, inciampando, che dispetto!
Dov'era finita tutta quella bellezza? L'ho vista solo io, nessun testimone, l'ho persa per sempre? Allora ho capito, erano parole che venivano da lontano e non ero io a metterle dentro al filo, dovevo solo raccoglierle. E ci ho provato. Quelle parole erano per mio padre, e se lo conosco bene le sta aspettando con orgoglio silenzioso per poi vantarsela con mia madre, ridendosela sotto i baffi.
Non so se era quello che ti aspettavi, ma è venuto così.

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