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giovedì 24 gennaio 2013

L'amore è una cosa semplice?

Premessa: sì, lo so che avevo promesso di non scrivere più post così per un po', ma 1. fa troppo parte della mia quotidianità adesso per non scriverne; 2. sono rimasta muta davanti alla tua precoce tristezza amore e 3.visto che muta non so rimanere, vado a cercare le parole di qualcun altro, uno fatto proprio così, (in)dignitosamente triste e malinconico, come me...

Amore mio, prendi le mie mani ancora e ancora, come chi parte e non saprà mai se ritorna. Ricorda, sei meglio di ogni giorno triste, dell'amarezza, di ogni lacrima, della guerra con la tristezza. Tu sei il mio cielo.
Sì, sei il mio cielo


Mi ha fatto ridere, come sempre, Lucianina quando a Che Tempo Che Fa ti ha detto che l'amore non è una cosa semplice, nella sua frizzantissima maniera di dissentire, che io adoro. Ma io ti rispondo sì, Tiziano.
L'amore è una cosa semplice. L'amore è così, nero o bianco, c'è o non c'è, nessuna sfumatura di grigio! Tu mi ami sì o mi ami no, direbbe Pieraccioni. L'amore non è poco e non è mai troppo e non lo vedi perché è trasparente! Nasce da solo, non lo cerchi e non lo immagini, come il destino che nessuno ha mai scelto. Lui è lì, semplice, vero, PUNTO.
Ora, è tutto quello che ci sta intorno che si ingarbuglia. Si dice che l'amore è paziente e misericordioso. Sì, ma se non si è pazienti e misericordiosi? L'amore rende migliori direte, più propensi al perdono. Avete ragione, migliori sì, ma dipende tutto dai punti di... partenza! Cioè, se parti da "poco paziente" puoi diventare "quasi paziente", se il tuo blocco di partenza è "quasi paziente", puoi aspirare a diventare "abbastanza paziente", se parti dal non averne manco l'idea, puoi iniziare col cercare sul dizionario e magari farti anche una bella ricerchina su wikipedia. Ma se sei una testa di cazzo (nsr: nota sul redattore) non puoi sognare di diventare qualcos'altro. Insomma, io la storia del rospo che baciato dal vero amore si trasforma in principe proprio non me la bevo! (sarà che ai principi non ci ho mai creduto...).
E io sono così, un rospo innamorato, un orco nella stanza di una principessa, per dirla con la metafora di una favola più moderna. Così da questo stagno pieno di fango mi arrabbio, urlo, sbaglio di continuo (lo so!), ma da questo fango, se alzo gli occhi vedo ancora le stelle, come dice il caro Wilde (più o meno, eh!). Perciò guardo te, che sei il mio cielo, la stella più bella e mi lascio inondare il cuore dal nostro amore e mi sento come quando guardo il sole a occhi chiusi e vedo tutto rosso, come quando mi lascio scaldare e il sangue sotto la pelle prende a scorrere più allegro e mi fa il solletico.
E così rimango rospo, ma un rospo capace di amare, che forse è un po' meno brutto, che ne dite? Semplice no?

sabato 19 gennaio 2013

Lavori in corso...

No, non avete sbagliato... siamo sempre noi! Avevo voglia di cambiare, personalizzare un po'. D'altronde, è periodo di saldi, vestito nuovo anche per il nostro blog, spero vi piaccia.
Stavo pensando anche di cambiare il titolo... di tradurlo quantomeno, deformazione professionale dite (?!). No, è che "Olivia's room" è un po' troppo inflazionato e spesso non si trova la nostra pagina.
Vi suona "La stanza di Olivia"?
Si accettano commenti e suggerimenti!

lunedì 14 gennaio 2013

Un anno di noi

Fuori piove e dentro io mi stringo in un abbraccio caldo di coperte e di te.
Un anno fa a quest'ora iniziavi a bussare alle porte del mondo e io, impaurita e impaziente, mi preparavo ad accoglierti, a dirti Ciao bambina per la prima volta.
Il tempo si è fermato in quell'istante in cui i tuoi occhi vivi hanno incontrato i miei, stanchi e lacrimosi, in cui le mie mani si sono posate sul tuo respiro.
Eppure no, niente si è fermato, la terra ha fatto il suo giro, e il tempo ci ha restituito quel giorno che rimarrà sempre nel mio cuore, perché è il giorno in cui sono nata anch'io, mamma tua!
E la casa riecheggia delle tue risa bambine, pulite, tutte vere.
C'è una cosa che è rimasta intatta, una cosa che mi hai regalato tu, come una magia. Quando ti ho presa fra le braccia e ti ho toccato come si tocca qualcosa di immensamente prezioso e irripetibile, col cuore che trema e il respiro che si ferma per paura di danneggiarla mi ha assalita tutto l'amore che provavo per te, un amore tutto nuovo, di cui non sapevo nemmeno d'essere capace. Così tanto e così improvviso che non sono riuscita a trattenere e ha iniziato così a corrermi lungo tutto il corpo come elettricità, di cui noi eravamo i conduttori. Un'elettricità che sento ogni volta che ti stringo, ogni volta che ti guardo dormire, ridere di gusto nei tuoi sogni bellissimi a occhi semichiusi e le mani morbide, chiuse nei tuoi pugnetti rotondi che nascondono una carezza per me, che tengo per le giornate no, quando il cielo è grigio, quando fuori piove...
La sento quando vedo il tuo viso aprirsi in un sorriso davanti il mio seno, offerto a te. Quando ti vedo muovere coraggiosa i primi passetti da sola e il mio cuore sussulta che pare avessi (io) imparato a volare... vola vola vola vola!
Così anche oggi è finito, siamo di nuovo una di fronte all'altra sul nostro lettone. Io mi raccolgo le gambe per accoglierti, tu hai il tuo latte, io ho te, le manine giunte in una preghierina segreta della sera, le guance piene, il tuo corpicino forte contro di me, sotto la mia mano che ti carezza la schiena e i capelli profumati che mi solleticano la bocca.
E ritrovo la pace, tutto il mondo sembra aver ritrovato il suo posto. La vita scorre sotto la nostra pelle, sopra sento tatuato questo fantastico anno di noi.

Grazie bimba mia, e ancora tanti, tanti auguri!
La mamma.

giovedì 10 gennaio 2013

Le parole nel cassetto

Gli altri hanno i sogni nel cassetto, io, oltre a quelli, ci tengo le parole.
Parole vere, di carta, lacrime sbavate d'inchiostro, affidate alle lettere. Fogli solcati da mani accurate, ripiegati, imbustati e poi spediti col francobollo o consegnati come un segreto, nascosti tra le pagine di un libro o nelle tasche di una valigia. E la valigia è sempre la mia, sempre lì che mi aspetta sotto il letto o già pronta davanti la porta. A ogni viaggio cambia qualcosa. Qualcosa che porto via come un ladro, o che mi lascio indietro come le briciole di Pollicino, nella speranza forse che non mi si dimentichi (o per ritrovare la strada del prossimo ritorno?).
Ma ogni volta, irrimediabilmente mi sento svuotata, improvvisamente privata di tutto quello che aveva riempito i miei giorni, i volti, gli abbracci. Rimangono le voci al telefono, ma le mani restano vuote, tese nell'aria, vuota anche lei.
Allora apro i cassetti e cerco le parole. Sono lettere, biglietti d'auguri, cartoline o mail stampate, sono carta, fogli di diario, di un quaderno di scuola.
Sono parole di una vita vissuta tra un viaggio di andata e un addio. Una vita troppo piena di feste di bentornato e saluti a mani al vento di un aeroporto o di una stazione, di baci che rimangono sospesi a ripercorrere distanze che fanno sempre male. Sono le parole dell'assenza, dell'abbandono, sono ricordi che restano con noi, sono promesse che ci accompagnano al domani e accorciano un po' i giorni che ci tengono lontani.
Parlare d'esilio può sembrare forse un po' azzardato, il fatto è che la vita a volte ci precede, ci chiede di seguirla senza troppe domande. Non so se tu, bambina mia, lo capirai, tu che di domande lo so, me ne farai tante. Non so se un giorno forse mi odierai, perché non saprò spiegarti ciò che in fondo il cuore non è mai riuscito ad accettare. 
Così intanto ci riempiano gli occhi di una bellezza che si scava un posto dentro di noi, le giornate di coccole e giochi allegri e baci e mani che ci scaldano il cuore. Per le parole (e la carta) è ancora presto, e poi chissà se basteranno.