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domenica 17 febbraio 2013

Le parole che non ti ho scritto

L'avrò detto tante volte, ma ogni volta "scopro" qualcosa che me lo fa ricordare: da quando sono mamma sono una persona diversa. Ho imparato tanto, sento in modo diverso, è come aver sviluppato un altro senso. Mi sento parte di un disegno, un disegno bellissimo, ricco di colori, di tratti diversi, di stili personali, uno di quei disegni da guardare allontanandosi un po', ché tutto non lo puoi vedere altrimenti, ci sei troppo dentro. Ma se vuoi vedere bene dove va a finire un colore, un motivo che ti ha colpito, devi avvicinarti, devi immergerci la faccia come nell'acqua, e aprire gli occhi, anche se all'inizio brucia un po'...
"Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio", recita un proverbio africano. Ci sono tanti modi per capire la saggezza di queste parole, si parte dal più pratico e quotidiano... la zia che ti chiede "ce l'hai uno straccio che ti pulisco i vetri?"... la cesta dei panni sporchi svuotata che "te li lavo io, non ti preoccupare"... e l'ultimo (inutile) fardello di orgoglio va via. La suocera che viene a pulirti casa "così hai più tempo per stare con lei", e scopri che la sua unica colpa è quella di non essere tua madre e che no, quella proprio no, non può essere una colpa!
Poi c'è il modo del sentire, del leggersi, ascoltarsi, del riconoscersi parte dello stesso villaggio. Un villaggio fatto di persone, di parole, di voci di donne che imparo a conoscere, ad amare, anche senza averle mai incontrate sul serio. Ho imparato che condividere l'amore lo moltiplica, lo arricchisce, lo alimenta, lo traduce in mille lingue diverse che non sapevamo neanche di saper parlare, ma di sentire sì! E così mi sono sentita ringraziare per aver scritto parole che stavano in fondo al cuore di tante mamme, di averle commosse, di aver dato voce anche al loro amore, e mi sono commossa a mia volta, perché è capitato anche a me di leggere parole che avrei potuto o voluto scrivere io... traduzioni diverse di un amore uguale, variazioni sul tema, lo stesso tema... ho scoperto parole che non ti ho scritto, piccola mia, ma che ho sottolineato nei libri che ho letto, nei blog, le ho memorizzate, le tengo strette, come un tesoro, per andarle a rileggere, per sentire che non sono sola, che non siamo sole, che è questa la magia del villaggio: trovare e dare parole ai silenzi. Parole che ci difendono dalle accuse, dai pregiudizi, perché si sa, quando diventi madre tutti si sentono in dovere di saperla più lunga di te! E spesso è la solitudine che fa più male, la sensazione di non essere capite o apprezzate, ed è per questo che esiste il villaggio, per sentirti una mano calda sulla spalla, leggere qualcosa che ti scalda il cuore, che ti dia coraggio, perché ce ne vuole, ce ne vuole tanto!
Io le mie parole le cerco, le trovo, a volte le scrivo, molto più spesso le leggo, e ho deciso di condividerle con voi, con chi mi concede un po' del suo tempo.
Ne ho trovate di belle nel libro Sapore di mamma di Paola Negri, ricco di consigli pratici sul tema dell'allattamento, di testimonianze di mamme come noi, che riconosciamo sorelle, che ammiriamo, che ci tengono compagnia, che ci emozionano. Vi ricopio un messaggio di una mamma alla sua bimba, parole che non ho scritto, ma in cui mi sono riconosciuta:  

"Dormire vicine vuole dire per me stare tranquilla perché se tu hai freddo, oppure caldo, o se ti sei bagnata io sono lì vicino a te. Se dovessi piangere, ti potrei consolare subito, se hai fame o sete il seno è lì e non mi devo alzare. Dopo una giornata passata insieme, sarebbe impensabile per me separarci nel momento più dolce [...] il tuo respiro e il tuo odore di bambina mi fanno sentire bene, non potrei dormire lontana da te! [...] è bello stare sotto le coperte e sentire il contatto con la tua pelle profumata, le tue gambette, le tue braccia, la tua schiena liscia [...]
In quelle parole ho rivisto la tua schiena bianca, piccina, ho sentito l'odore della tua pelle, del nostro latte, la dolcezza dei nostri baci...
E ne ho trovate di stupende qui, il post è tutto bello, ma io spesso rileggo le ultime battute, come fossero poesia, e lo sono veramente, un pezzo d'arte, parole che ti innamorano: 

"Quello che so bene, è come stiamo, come sto. Come sto quando la vedo, la mia Pop(pona, appunto) viva di manine carezzevoli, di boccuccia golosa, di ditina tuffate nel seno, quando lo vede da lontano, ci si aggrappa, e con un urletto di gioia ci tuffa la faccia, e ciuccia. Come sto nella dolcezza struggente nei dormiveglia delle nostre lune di latte, quando inizia l’alba, e tutto è riposo, tutto è abbandono, e la sua bocca e il mio seno, il mio respiro e il suo. Sono notti d’amore che ricordano l’amore che l’ha portata. Ma lo ricordano per centuplicarlo. E sono notti che non passeranno, quando saranno passate. Ne serberemo, ne serberò, il ricordo. Il tepore. Io mi ricorderò del latte che hai preso. E della gioia che mi ha dato."  
Qualcuno penserà che sto esagerando, ma credo che l'arte sia quella cosa che ti (com)muove dentro, che senti in un posto imprecisato nella pancia, che ti fa sentire il sangue scorrerti sotto la pelle, sotto i capelli, nella gola, negli occhi. Come quando senti un tamburo e il cuore prende a batterti nel petto allo stesso ritmo, che pare già conoscerlo e invece non l'avevi mai sentito. È arte un giardino curato con amore, le iniziali ricamate su un lenzuolino, il vestitino di carnevale cucito a mano, è una fotografia che ti ruba l'anima per un attimo e ti racconta chi sei, senza parole, è una torta preparata da mani sapienti. Mani che impastano, cuciono, mani che accarezzano, mimano, che fanno le trecce, mani che consolano, che ti parlano, che scrivono. Perché sì, l'arte è anche questo... è Dio che ha nostalgia degli uomini, diceva il poeta Gojko nell'indimenticabile romanzo della Mazzantini.


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Sapore di Mamma Voto medio su 2 recensioni: Da non perdere

martedì 12 febbraio 2013

Un incontro speciale



È ormai più di una settimana che ci penso, mi dico scrivi!, ma il tempo non gioca ad armi pari, lui che viaggia sulle ali del vento, io a piedi che arranco sotto il peso della mia quotidianità.
Poi, tra l'altro, lui sembra sempre sapere dove andare, mentre io spesso mi perdo per la via. Ed eccomi qui, a cercare di fermare degli attimi che sono di oggi, ma sono già passato prossimo, e diventano presto remoti, tornano a guardarci dal fondo di occhiali spessi e dai contorni indefiniti, come quei calzini in fondo alla cesta dei panni da piegare, che un attimo prima erano qui e quello dopo non si ricorda nemmeno di averli mai avuti. Poi a volte riemergono quei calzini, ma non sono più gli stessi!
Perciò oggi mi fermo, che se ne vada dove vuole il tempo, ho le mani sul pc e la mente che corre a quell'incontro. Uno di quegli incontri che cambiano il passo al tuo andare, che ti incoraggiano, anche se hai inciampato, una voce e due mani semplici che ti scaldano il cuore anche se piove e fuori fa freddo.
La persona speciale è Elena Balsamo, cui sono ricorsa come si corre verso un fiore nel deserto, attirati dallo stupore e dalla sua bellezza, certa che mi avrebbe dato la forza di trovare l'acqua da sola!
Lei ci ha accolti nel suo studio, nella sua casa, dove ho potuto respirare un po' di tutto quell'amore che deve esserci passato, che ci passerà, quello privato, quello delle mamme con i loro bambini che si rivolgono a lei come pediatra. Un sacco di storie, di vite, di fili che disegnano trame, strade e di nuovo storie...
Ha raccolto maieuticamente il mio racconto e la nostra storia e, come scrive lei stessa nel suo sito sonoquiconte, mi ha teso la mano e mi ha offerto non uno ma due bouquet! Uno, di fiori di Bach, per la mia bimba, l'altro è per me, sono fiori di campo, semplici come non se ne vedono più in giro, ricchi di forza e di bellezza, che terrò gelosamente custodito nel mio cuore, per odorarlo nei momenti di maggiore sconforto, per ricordarmi di andare avanti.
Grazie Elena.  

sabato 9 febbraio 2013

Problemi tecnici

Mamma ho perso lo sfondo!
Scusate, non so com'è successo... ho contattato l'autrice del mio fighissimo e nuovissimo background scomparso, nel frattempo appendo il cartello "TORNO SUBITO" (spero!)

***

Ne ho prelevato un altro... mi piace cambiare. Mi piace pensare che il blog cambierà e crescerà insieme a noi, ma giuro che non pensavo di cambiarlo così in fretta! 

Besame mucho

Besame mucho, del famoso pediatra spagnolo Carlos Gonzales, è il primo vero libro da mamma che ho letto. Sottolineo vero perché prima c'è stato "Fate i bravi" della tata Lucia, che senza averlo finito l'ho schiaffato su una mensola (che buttarli i libri è peccato!) come monito alla stupidità, se vogliamo mia, per averlo comprato.
Besame mucho l'ho avuto in prestito, ricordo che era introvabile, e tuttora non è facile procurarselo.
L'ho letto con il pancione e mi sono sentita riappacificare. Ho sentito di potercela fare, ché tutto quello che dovevo sapere era già dentro di me, sarebbe venuto fuori insieme alla mia bambina, e così è stato.
Ho vinto la mia resistenza a leggere un libro scritto da un uomo, spinta dalla curiosità del suo enorme successo. Devo ammetterlo, è stata una rivelazione: quest'uomo sa parlare alle mamme! E lo sa fare perché parte in difesa di quello che queste hanno di più caro: i loro figli.
Riesce a dare voce a bisogni spesso dimenticati, taciuti, ai diritti dei più piccoli, ma anche a quelli delle loro madri e finalmente ti senti compresa e difesa nella tua fragilità.
Le sue parole sono balsamo per il cuore, mamma, ti dice di non cercare manuali per crescere il tuo bambino, di ascoltare il tuo cuore e nient'altro, di assecondare il tuo istinto. Che detta così sembra una banalità, ma non lo è. Perché la voce del cuore nella società in cui viviamo, non è nemmeno considerata, figurarsi se così, sepolta dentro di noi, sotto cumuli di pregiudizi e la paura di sbagliare, riusciamo a riscoprirla!
Non aspettatevi dunque un manuale di istruzioni, Gonzales non vi dice come far dormire i vostri figli, come farli smettere di piangere, come farli ubbidire, parla dei bambini, di come sono veramente, dei loro bisogni, delle loro paure, che sono legittime e hanno bisogno di essere ascoltate. Le sue parole, sincere e chiare, parlano con la parte migliore di noi, la risvegliano se vogliamo.
La sua ironia, gli esempi di vita quotidiana, di cui il libro è ricco, rendono la lettura piacevole e "partecipata", ti senti chiamato in causa, a riflettere, a rispondere, a sorridere, a essere per tuo figlio ciò che merita, che meritate entrambi: un genitore con il cuore, una persona vera, che costruisce con lui un percorso di vita. 
Un grazie particolare a Sara che me lo ha prestato!

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Bésame Mucho (Libro) Voto medio su 22 recensioni: Da non perdere
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domenica 3 febbraio 2013

La poesia quando si canta



È il titolo che ho pensato per l'etichetta di alcuni post. 
Quasi tutti contengono un link, magari da ascoltare in sottofondo, ma in alcuni c'è proprio un dialogo con una canzone, con le sue parole, che ho ricopiato e preso in prestito. 
Ci sono quelle volte che le canzoni mi entrano in testa e non vanno via se prima non ci ho fatto qualcosa, e allora mi fermo, mi metto in ascolto, loro dettano e io scrivo. 
Mi piace pensare che è perché io con le canzoni e le loro parole ci sono cresciuta. Ho una mamma canterina io, una mamma sarabanda, un jukebox in gonnella e grembiule che fa i piatti. Mia madre ci rispondeva (e lo fa tuttora) a suon di musica, ogni parola era un pretesto per accendere il giradischi (che nostalgia questa parola!) "Mamma non trovo il colore azzurro..." lei: "Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per meeeee..." 
o ancora: "Mamma, a chi hai comprat...", "Aaaa... a chiiiiiiii...", "Maahhh, eddai!" ... "sorriderò se non a teeeee..." e via dicendo cantando!
Faceva la musichetta persino masticando la mela, che io, a vederla musicata così, mangiavo anche quella!
Ti dedico anche questa, a te, che dalla città sei scappata in campagna e io, allora, non ho capito perché. Perché hai preferito una casa lontana e scomoda, che ho odiato tanto, come si odia una prigione. Ma poi sono cresciuta, ho fatto pace con la casa, con te, con me (più o meno) e l'ho sentito l'odore che devi aver sentito anche tu, l'odore di casa. Odore di fiori, odore di fuori, di lenzuola fresche asciugate al vento. Ho (ri)sentito i passetti svelti di un gattino che sale le scale per venirmi a svegliare prima di te, che con la tua voce flautata ti costringevi a dire "ragazze è ora di alzarsi!", sembravi cantare anche lì. Ho visto la luce che quando entra nella nostra casa vi rimane prigioniera e si specchia saltellando sul legno dei nostri mobili, sui disegni appesi della nostra artista preferita, sulle foto che raccontano la storia della nostra famiglia. E adesso un po' di campagna la sogno anch'io!
Ti lascio un ricordo qui, noi due che cantiamo la stessa canzone, e tu che incredula mi chiedi "come fai a conoscere le parole?" secondo te? Non è che proprio le conosco, ma mi lascio guidare, come in nessun altro caso so fare.

sabato 2 febbraio 2013

Una come te

Premessa: questo è il primo post che scrivo per un'altra persona Amore, ma è un'altra traccia di me, credo che scrivere di persone che amiamo racconta di noi, del modo di amare, di vivere e ricordare.
Perciò...
Dedico questo post a una come te, una così amica da poter essere chiamata sorella, sì, un'altra, ancora e ancora. Quella che non hai goduto, quella più grande che non ho avuto.
Una come te, che quando leggerà quello che ho scritto (sempre ammesso che ricordi la strada per arrivarci) avrà le lacrime agli occhi e POI si accorgerà che parlo di lei.
Questa canzone sembra fatta apposta per te, ci hai mai fatto caso? Il video no, che non rende l'idea, ma le parole... senti:

Una come te, se chiude gli occhi vede
il mare, senza andar lontano.

Tu che al mare ci sei nata, è nell'aria che hai respirato, nella sabbia che hai calpestato, chissà quanta ne avrai mangiato!

Una come te, un gatto sopra il letto
e un uomo nudo ad aspettare...
o ad ascoltare... mentre gli ingarbugli i pensieri, ipnotizzato dal movimento del tuo dito che si attorciglia i capelli!

Una come te, la porti al cinema d’estate,
dorme sul finale
... ma anche d'inverno o in primavera... Una come te, che sa ascoltarti e sa stupirsi, anche se le racconti le cose due volte. Una come te, 50 volte il primo bacio! (bello il film, ma te lo ricordi?) Fresca d'aria pulita al mattino, morbida come una rosa e solida di radici sapienti piantate per terra. Che di vento ne ha soffiato sulla tua vita, lasciandoti in piedi, con il cuore e la faccia solo un po' più duri per continuare ad andare avanti, anche controvento... Una come te, il vento che le soffia dentro non la può spostareeee...
Una come te, che ti ho incontrato un giorno e sembrava come conoscerti da sempre.
Una come te, che ti vedo poco, ma basta un attimo, uno sguardo e poche parole per azzerare il tempo che ci ha separate... ed è come essersi lasciate solo ieri.
Una come te, che lo so, di dedica ne merita un'altra, e allora eccotela!